Non tutti ricorderanno i cosiddetti “polmoni d’acciaio”. Questi strumenti vennero inventati intorno alla fine degli anni ’20 e venivano utilizzati per ventilare le persone con difficoltà respiratorie.
Questo dispositivo veniva ermeticamente sigillato dal collo in giù e consentiva la respirazione. In passato, questi mezzi venivano adoperati per le persone affette da poliomielite, che causava la paralisi dei muscoli respiratori.
Prima di questa invenzione, questa malattia era praticamente una condanna a morte per moltissime persone e anche se adesso questa è stata sostituita da sistemi decisamente più moderni, si è rivelata vitale per molti individui.
L’ultima persona a vivere la sua vita all’interno di un polmone d’acciaio è stato l’americano Paul Alexander. Quest’uomo contrasse la poliomielite quando aveva solamente 6 anni e purtroppo è stato costretto a trascorrere tutta la sua esistenza in questo macchinario, senza avere neppure la possibilità di muovere un dito.
Per oltre 70 anni Paul è rimasto dentro il suo polmone d’acciaio, dimostrando tuttavia una tenacia davvero assoluta, ottenendo comunque dei traguardi veramente eccezionali. Per spostarsi, Paul utilizzava un apposito veicolo e con quello raggiungeva vari luoghi, come l’università, dove ha conseguito la laurea in giurisprudenza.
Paul ha condotto una vita davvero difficile, ma ha saputo svolgere la sua professione in modo esemplare, usando la bocca e delle speciali bacchette per svolgere determinate azioni. Qualche anno fa, il polmone d’acciaio in cui si trovava Paul era in procinto di guastarsi, ma fortunatamente, anche se questi dispositivi sono stati dismessi, è stato possibile trovare dei pezzi di ricambio, così da poterlo riparare.
Nel corso della sua vita Paul ha dovuto imparare anche ad utilizzare la lingua e i muscoli della laringe per poter ingoiare l’aria e inviarla ai polmoni, così da poter uscire dal dispositivo, ma la notte è sempre costretto a rimanere al suo interno.
Oggi Paul lotta costantemente per garantire che i bambini di tutto il mondo siano vaccinati contro il virus che ha causato la sua patologia e anche se la sua vita è stata un percorso estremamente districato, non ha mai rinunciato a combattere le sue battaglie.