L’estate è il momento migliore per sbizzarrirsi con alcune particolari fotografie, con cui conquistare il mondo social. Di recente, una particolare moda ha conquistato tantissimi appassionati, diventando un successo virale in tutto il mondo.
Questa tendenza è esplosa su Instagram, ma ha rapidamente invaso anche tutte le altre piattaforme social. Stiamo parlando dell’indossare una fetta di anguria come vestito.
Sotto l’hashtag “WatermelonDress” è possibile scovare un quantitativo veramente innumerevole di fotografie, dove si notano delle persone che si esibiscono, indossando proprio una tipica fetta di anguria come se fosse un capo di abbigliamento.
Per quanto possa apparire strana, queste immagini si rivelano davvero fantastiche e riescono a diventare virali in un batter d’occhio, attirando le attenzioni di tantissime persone.
Oggi vogliamo mostrarvi quanto sia semplice realizzare il tutto, in pochi e semplici consigli.
Tutto quello che vi servirà per riuscire nell’intento è:
- Una fetta di anguria.
- Un coltello.
- Uno smartphone.
- Una persona che funga da “modello” di fronte alla fotocamera.
- Uno spiedino di legno.
Una volta procurato il tutto, quello che dovrete fare è realizzare la forma di un vestito nella fetta di anguria, tagliandola con un coltello. Potete sbizzarrirvi nella forma che più vi piace, realizzando sia abiti semplici che altri decisamente più elaborati e complessi.
Una volta data vita al vestito, dovrete semplicemente infilzarlo con lo spiedo e utilizzarlo per la foto, adattandolo in prospettiva alla vostra modella.
Non ci sono limiti alla creatività che potete manifestare per dar vita alle vostre opere in questo campo. La fetta di anguria può facilmente trasformarsi in una minigonna, in un paio di bermuda, in un top a fascia e in un abito da ballo… insomma, potrete realizzare qualunque modello vogliate, e sperimentare foto divertenti, in qualunque ambiente.
Questa tendenza è diventata virale in brevissimo tempo e siamo certi che, una volta messa in pratica, la troverete esilarante anche voi.
